Combattere l’alcolismo con la forza dell’impegno e della condivisione

In questo post torniamo a parlare di come combattere l’alcolismo. Infatti, come avevano promesso, sono tornati a trovarci gli amici degli Alcolisti Anonimi e dei Gruppi familiari Al-Anon.

Sono tornati Franco e Carmelo, che avevamo conosciuto lo scorso giugno, accompagnati da Maria R. e Elena dei Gruppi familiari Al-Anon. È stato un piacere incontrali e ascoltare le loro storie, le loro esperienze e le novità rispetto agli ultimi mesi.

Ci hanno spiegato che nel lungo periodo della pandemia hanno avuto difficoltà a incontrarsi a causa delle disposizioni anti-Covid. Per incontrarsi si sono organizzati e hanno sfruttato le opportunità offerte dal web per dare vita a incontri on-line.

Infatti, come hanno sottolineato, per chi lotta contro l’alcolismo, incontrarsi è fondamentale: è lo scambio necessario per il supporto personale e di gruppo.

La modalità on-line ha permesso di conoscere nuovi amici di altri gruppi presenti in tutta Italia. 
Oggi, che la pandemia sembra sotto controllo e gli incontri sono nuovamente permessi, hanno ripreso con gioia a rivedersi in presenza, a condividere l’impegno e la responsabilità personale che il percorso richiede.

Ma ora vogliamo lasciare spazio a loro, alle loro testimonianze.

Le loro testimonianze sono un dono. Infatti, permettono di conoscere da vicino percorsi di mutuo aiuto e la forza della condivisione e dell’impegno per affrontare le difficoltà, il disagio e la malattia.

Per restituire l’intensità, l’emozione e la profondità dei loro racconti abbiamo deciso di riportare le loro parole.

Ricordiamo che Alcolisti Anonimi e i Gruppi familiari di Al-Anon non sono affiliati ad alcuna associazione, partito politico e fede religiosa. Si sostengono attraverso i contributi volontari dei loro membri.

Per conoscere la storia dell’origine, della diffusione di Alcolisti Anonimi e le caratteristiche del loro programma, ti invitiamo a leggere i nostri articoli Iniziativa solidale: incontro con Alcolisti Anonimi e Gruppi Familiari Al-AnonUn messaggio di speranza per i bevitori problematici e i loro familiari.

Troverai anche le attività e le iniziative dei Gruppi familiari Al-Anon e, inoltre, il racconto della storia e dell’esperienza dei nostri amici, Franco e Carmelo.

La Storia di Elena

alcolismo familiari gruppiFaccio parte dei Gruppi Familiari Al-Anon e del gruppo Figli adulti di Al-AnonFrequento da circa un anno e mezzo.

E il mio primo anno in Al-Anon si è svolto attraverso gli incontri on-line. Infatti, sono entrata dopo una settimana circa all’inizio del lockdown totale.

Posso dire che Al-Anon mi ha salvato la vita, anche se teoricamente io non ho l’alcolismo come malattia.

Ma l’alcolismo fa parte della mia vita perché sono figlia di un alcolista ed ero compagna di un alcolista.

Mi ha salvato la vita perché non mi ero accorta che avevo un problema, perché l’alcolismo è una malattia di famiglia.

Ho conosciuto Al-Anon grazie al sito, un anno e mezzo fa, come dicevo. 

Premetto che quello era un periodo in cui tutto girava storto nella mia vita. E l’incontro con Al-Anon è avvenuto in piena notte.

Avevo appena finito il mio giro di ricognizione approfittando del sonno del mio alcolista, diciamo così. Dico giro di ricognizione perché in piena notte, durante una delle mie crisi di controllo devastanti, mi sono messa a contare tutte le lattine di birra.

Contavo quelle vuote che erano dentro il bidone. Contavo quelle che erano ancora intatte, che non erano state aperte e bevute dal mio compagno. Le contavo e le guardavo, a bocca aperta.

C’era qualcosa che non andava: erano troppe e, effettivamente, erano tante. Mi ha sopraffatto lo sconforto, ma ho pensato che dovessi fare qualcosa, che dovessi capire cosa stesse succedendo nella mia vita e in lui.

Mi sono messa online e con una ricerca ho trovato il sito di Al-Anon. Al mattino ho telefonato al numero verde e, da quel momento, è iniziato il mio percorso.

Infatti, al numero verde mi hanno dato i contatti telefonici di un paio di gruppi vicini a casa mia. E subito ho chiamato uno di questi gruppi.

E, oggi, dopo un anno e mezzo da quella telefonata, posso dire che grazie ad Al-Anon sono riuscita a dare il giusto nome ai comportamenti e agli atteggiamenti che assumevo. Oggi, riesco ad essere un buon supporto anche per le persone vicino a me che hanno questa malattia.

Il percorso che ho intrapreso mi ha insegnato a non reagire più come facevo prima, a essere pacifica, a essere serena. E a comprendere che quello che succede in casa non è cattiveria, ma è malattia.

Il nostro percorso in Al-Anon si rifà ai Dodici passi dei Gruppi di Alcolisti Anonimi. Sto affrontando questo percorso anche grazie alla mia sponsor.

Lo sponsor è una persona che ha già completato almeno una volta il percorso dei Dodici passi e si mette a tua disposizione per aiutarti ad affrontare il percorso. È una figura che ti supporta, nel senso che in qualsiasi momento di crisi o di necessità si può telefonare allo sponsor.

Per me la sponsorizzazione è stata salvifica: avere uno sponsor è avere qualcuno sempre pronto a raccoglierti, qualsiasi cosa ti succeda. Quindi, non solo per cosa succede nella tua vita a causa dell’alcolismo, ma anche per quanto riguarda il lavoro, le amicizie, la famiglia.

alcolismo gruppi aiuto familiariE lo sponsor e gli incontri aiutano ad affrontare tutte queste dimensioni. Non dimentichiamo che l’alcolismo è una malattia che pervade tutta la vita.

Per cui, io condivido anche quando ho problemi, per esempio sul lavoro. E il percorso di recupero mi porta beneficio in tutte le dimensioni della vita: sul lavoro, con gli amici e, soprattutto, con i miei figli.

Come dicevo, ho iniziato gli incontri proprio durante il lockdown totale. Il mio alcolista era attivo ed è tuttora attivo in casa. E io ho due bambini piccoli. Per me era difficile trovare un attimo, un momento per fare una riunione da sola.

All’inizio mi veniva da non farlo. Ho scoperto poi, però, che questa motivazione che mi davo era una copertura. Era trovare un motivo per non agire. Era la parte mia malata a trovare mille motivazioni per non agire.

Non volevo andare in riunione perché pensavo che avrei fatto soffrire il mio compagno. Pensavo che vedendomi magari più serena, più tranquilla, magari sorridente dopo una riunione, lui ci sarebbe rimasto male perché l’avevo lasciato solo e arrabbiato.

E a me questa situazione dispiaceva. Credevo di fargli del bene, non partecipando agli incontri. Questo modo di pensare era parte della mia malattia: non facevo le cose perché pensavo solo a ciò che avrebbe fatto bene a lui.

Riporto un altro esempio per far capire meglio come ragionavo e come la malattia mi portava ad agire.

Io avevo paura di lasciarlo perché pensavo che volessi lasciarlo perché lui era un alcolista, e non volevo che fosse così e, grazie a Al-Anon, ho capito che non era così.

Grazie a Al-Anon sono riuscita a prendere il mio tempo, a capire, a dare dei nomi a cosa stavo vivendo. Sono riuscita a spiegarmi quello che sentivo, invece di essere semplicemente catapultata dentro le mie emozioni e sperare di fare del bene a tutti.

Però, parte della mia malattia era proprio questo, il controllare, oltre al camminare sulle uova per paura di fare qualcosa che a lui desse fastidio. Cercavo in ogni modo di non peggiorare il suo nervosismo, di non incrementare la sua rabbia.

Tutto ciò era una parte enorme della mia malattia. E ancora adesso devo farci attenzione perché ogni tanto rischio di ricaderci, anche se non viviamo più insieme. Ma abbiamo dei figli insieme. Perciò il nostro rapporto è comunque di vicinanza… necessariamente.

Ma, proprio grazie ad Al-Anon, ho capito che dovevo frequentare gli incontri pralcolismo gruppi autoaiuto forza impegnooprio per salvare il salvabile della nostra relazione.

Infatti, grazie ai gruppi online ho capito che essere in casa e frequentare mentre ero in casa, non era fargli del male.

Anzi! Poteva essere uno spunto perché, quando mi sono decisa a frequentare gli incontri, abbiamo iniziato a parlare.

Questo è accaduto perché dopo gli incontri uscivo dalla camera da letto (lo spazio che mi ero ritagliata per gli incontri) sorridente, non più imbronciata.

Sono riuscita a vederlo ubriaco senza giudicarlo.
Sono riuscita a parlare con lui aspettando i suoi tempi, rispettando i suoi tempi, senza innescare una discussione perché lui non stava ai miei tempi.

E tutto questo è successo proprio grazie agli incontri on-line, grazie al fatto di essere on-line lì, in casa.
Ossia, lui sapeva cosa io stessi facendo perché, poi, io ho trovato la forza di condividere con lui, di parlargli degli incontri.

Da quel momento, da quella condivisione, abbiamo ricominciato a parlarci. E poi siamo riusciti a riprendere una parte della nostra relazione. Questo ci ha portato, adesso, ad essere genitori separati, ma felici di essere genitori dei nostri figli.

E questo nonostante le nostre scelte diverse: io come familiare in recupero e lui come alcolista attivo che ha deciso di non recuperarsi, di non chiedere aiuto. In ogni caso riusciamo a interagire.

E io riesco, almeno, a non fargli una colpa di questo e, quindi, a rispettare le sue scelte. Se lui non vuole recuperarsi, io non posso farci nulla. Non per questo penso che lui sia una pessima persona: è solo un alcolista, semplicemente senza recupero.

Tuttavia, per intenderci, io non lo giustifico per quel che ha fatto e per quel che fa. Cioè, secondo me, non è giustificabile perché lui ha delle responsabilità.

E, ovviamente, anche io ho delle mie responsabilità rispetto a quello che facevo quando ero in casa con lui, rispetto alla mia parte malata. Ma… Ecco! Credo, semplicemente, che siamo liberi di scegliere.

La Storia di Maria

Sono entrata in Al- Anon per l’alcolismo del padre delle mie figlie. Ero arrabbiatissima quando ho scoperto che c’era questo problema.

Allora, 20 anni fa, le mie figlie erano piccole. Anche loro hanno iniziato a frequentare Al-Anon, il gruppo Alteen, nello specifico, che accoglie gli adolescenti le cui vite sono influenzate dal bere di un parente.

alcolismo gruppi al anon volantinoHo conosciuto Al-Anon grazie a un cognato da parte di mio marito.

Un giorno, sapendo del problema di alcolismo di mio marito, mi ha portato l’indirizzo del gruppo più vicino a casa mia.

Si era documentato tramite il suo medico. Gli aveva suggerito di rivolgersi ad Alcolisti Anonimi e ad Al-Anon.

Io in quel periodo, ripeto, ero arrabbiatissima. Prendevo una pastiglia per dormire e l’antidepressivo. E sono grata a mio cognato e al suo medico.

Purtroppo, per esperienza ho notato che, non sempre, chi si occupa di salute conosce il problema e la malattia dell’alcolismo.

E questo succede anche in altri ambiti, per esempio nel mondo della scuola.

I miei figli hanno passato un periodo in cui avevano difficoltà, non riuscivano a concentrarsi. Insomma, era un disastro.

Infatti, per un adolescente vivere una problematica di genitore alcolista è devastante. La malattia dell’alcolismo pervade tutta la famiglia, è una malattia della famiglia.

Se ci pensiamo, gli adolescenti che vivono una situazione del genere, non riescono a studiare, non riescono a concentrarsi, hanno difficoltà e andrebbero sostenuti. Se ne dovrebbe parlare di più.

E perché se ne parla poco? Perché la malattia dell’alcolismo è socialmente poco riconosciuta.
E questo non è un bene perché, io credo che, dietro tanti episodi di cronaca, dietro tanti delitti che avvengono con un raptus improvviso di violenza, ci sia l’alcolismo. Infatti, l’alcolismo è una malattia che fa perdere il controllo.

Comunque, ritorniamo a me, al mio incontro con Al-Anon.

Mi ricordo che ci ho messo tantissimo tempo a compiere quello che definiamo “il primo passo”. Ossia, riconoscere l’impotenza nei confronti della malattia, il riconoscere che l’alcol è più forte di te, che ha una potenza di fuoco incredibile sulla vita dell’alcolista e, naturalmente, della sua famiglia.

alcolismo bevitori familiari volantinoSono una persona testarda, ma soprattutto avevo tanta, troppa rabbia in me. Provavo rabbia verso il mio alcolista e ho dovuto lavorare molto con i membri del gruppo, con la mia sponsor, con la letteratura specifica.
Ho lottato contro le mie ricadute.

E devo dire che grazie al programma e, forse anche grazie a me che ho continuato a frequentare, a perseverare, ho compreso. E ho sostituito la rabbia nei confronti del mio alcolista con la compassione.

Frequentando gli incontri ebbi subito un primo effetto positivo. Smisi di prendere la pastiglia per dormire e l’antidepressivo. E da vent’anni posso dire che la mia vita è completamente cambiata.

Anche se è stato necessario del tempo, il programma mi ha cambiato totalmente la vita. E oggi, come vi dicevo, ho imparato a riconoscere anche la gratitudine che prima non avevo.

Ero talmente tanto arrabbiata che la gratitudine non sapevo che cosa fosse.

E dopo circa un paio d’anni dall’inizio degli incontri, ho riconosciuto da dove arrivavo.

Mi sono resa conto che negavo un problema che avevo, e di cui, in realtà, faccio ancora fatica a parlare. Ossia, il fatto di essere figlia di un alcolista. Ma di questo nella mia famiglia non se n’era mai parlato. Si negava completamente il problema.

Affrontare anche questo aspetto che riguardava la mia famiglia di origine, mi ha aiutato a comprendere, a permettermi di passare un messaggio diverso alle mie figlie.

Dico questo perché, nonostante le mie figlie avessero frequentato gli Alteen, erano molto arrabbiate con il loro padre, con mio marito. E il mio comprendere, il mio cambiamento, ha aiutato anche loro e si sono riavvicinate al loro papà.

Come sono cambiata? In tanti aspetti. Per esempio, prima il mio atteggiamento era di controllo: dovevo controllare cosa facesse il mio alcolista, dovevo controllare la vita delle mie figlie.

Invece, oggi, ho compreso che io devo lasciare andare. E io devo vivere le mie 24 ore, come diciamo noi del gruppo. Ossia devo cercare di non ricadere in questi comportamenti e atteggiamenti mentali così negativi

Questo cambiamento ha aiutato e migliorato il rapporto nella nostra famiglia.

Ho compreso che devo essere grata a questo grande dolore che ho vissuto. È strano e forse brutto dire questo, di sentire dentro di sé di essere grati a qualcosa che ci ha devastato. Ma questo dolore e l’aiuto che ho ricevuto da Al-Anon, dagli incontri, dalle testimonianze degli altri membri del gruppo, mi hanno cambiata.

E, oggi, riesco a tramettere alle mie figlie questo cambiamento. Per farvi un esempio, ho mollato completamente il controllo sulla loro vita. Nel senso che penso che la vita sia loro e non mi incaponisco più cercando di controllarle, anche se le loro scelte sono diverse da quelle che farei io. Oggi, mi affido e basta.

Per quanto riguarda questo ultimo brutto periodo che abbiamo vissuto, vorrei dire che la possibilità di incontrarsi on line mi ha salvato.

In effetti gli incontri sono stati un supporto per non ricadere in vecchie abitudini di autocommiserazione, per non arrendersi alla voglia di piangermi addosso. Infatti, ci vuole un attimo per fare di nuovo una scivolata e la forza del gruppo aiuta in questo, nel supportarti continuamente.

Andare al gruppo a me aiuta tantissimo e anche se sono più di vent’anni che frequento, mi fa sempre piacere essere al gruppo quanto arriva il nuovo venuto. E in lui rivedo me, com’ero quando sono arrivata al gruppo. E vedo quanto e quale cambiamento vi è stato nella mia vita.

Per me è importantissimo andare al gruppo, accogliere i nuovi venuti. E se riesco anche a fare un servizio, per esempio accompagnare con l’auto chi non riesce, sono contenta. Perché sto restituendo cosa io ho ricevuto dal gruppo.

Le nostre domande

Dopo le loro intense testimonianze abbiamo posto alcune domande per comprendere meglio la loro esperienza e cosa hanno vissuto e stanno vivendo.

Dopo quanto tempo dall’inizio del percorso, una persona accetta che la dipendenza è una malattia, e non un vizio? Non deve essere facile accettare di essere ammalati.

Franco

alcolismo alcolisti anonimi volantinoSì, non è stato facile, io ho fatto fatica ad accettare il fatto di essere un alcolista. Tuttavia, quando sono entrato in un gruppo di Alcolisti Anonimi, mi è stato detto di non avere fretta, di incominciare ad ascoltare cosa raccontavano gli altri. Dopodiché sarei stato io a trarre le mie conclusioni.

Anche se, quando sono entrato io, si parlava poco di malattia. Il concetto di malattia è venuto fuori più avanti.

Capire di aver un problema con l’alcol è venuto ascoltando le testimonianze dei membri del gruppo, perché io sono entrato Alcolisti Anonimi pensando di non avere questo problema.

Riunione dopo riunione, ascoltando gli altri parlare, mi sono detto: “Ma questi stanno facendo le stesse cose che sto facendo io… si comportano come faccio io quotidianamente!”. Ho capito che c’era qualcosa che non quadrava, diciamo così. Ho riconsiderato la mia vita e mi sono detto “Io sono uguale a loro, ho lo stesso problema.”

Non è un percorso semplice, ci vuole tempo perché nel mio caso, quello di un alcolista, significa accettare una sconfitta: capire che l’alcol è più forte di me. Non posso competere con l’alcol e quindi, ho accettato questa impotenza. Questo è il primo passo che ci viene suggerito dal nostro programma.

E come ho risolto io il mio problema con l’alcol, così lo possono risolvere tante altre persone. 

Io devo ricordarmi ogni giorno di essere un alcolista, ma oggi sono un alcolista che si sta recuperando attraverso Alcolisti Anonimi.

Il programma, non solo mi permette di stare lontano dal primo bicchiere, ma ha dato un nuovo senso alla mia vita.

Carmelo

Vorrei aggiungere che la nostra è una malattia progressiva, perché se io inizio nuovamente a bere, riparto da dove mi son fermato. Ossia da quando bevevo 5/6 litri di vino al giorno.

Io sarò ammalato di alcolismo per sempre. Questo è ciò che devo accettare. Con il gruppo e il programma, mi tengo distante dal ricadere.

C’è qualcosa di genetico nell’alcolismo?

Carmelo

Parrebbe di sì. Ma questo è un discorso pericoloso.
Ho incontrato questo discorso all’inizio del mio percorso. Inizialmente cercavo tutte le motivazioni per il mio alcolismo. Cercavo di razionalizzarlo, ma in questo caso la razionalizzazione non serve.

Io devo accettare il fatto di essere un malato di alcolismo. Io devo accettare le mie condizioni attuali per quello che sono. È inutile che io vada a cercare perché lo sono diventato. Ormai lo sono e devo affrontare la realtà.

Devo affrontare la mia situazione per quella che è ora e non per quello che poteva essere prima. Perché intanto, ormai, sono così e il passato non posso più cambiarlo. Io sono un alcolista e su questa accettazione io devo costruire la mia sobrietà.

alcolisti gruppo aiutoQuando si inizia accettare la malattia? Rispondo citando il Primo passo dei Dodici passi. La prima metà del Primo passo dice “che abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol”. Ciò significa accettare che le nostre vite erano diventate incontrollabili.

Accettare questo è difficile. Io ero abituato a pensare che fosse un vizio, un vizio delle persone “sbagliate”. Ma non una malattia. E quando mi hanno detto che era una malattia, sono rimasto sorpreso.

Il sapere che è una malattia, in parte, mi ha aiutato. Infatti, ho pensato che visto che è una malattia, non è colpa mia per tutto ciò che è successo nella mia vita a causa dell’alcol. In realtà, il fatto che sia una malattia, non ci dà scuse.

Il fatto che sia una malattia ci spiega, ci fa capire perché abbiamo combinato determinate cose, ma non ci giustifica. Perché io sono comunque responsabile di quello che ho combinato nel periodo attivo. Cioè non posso dire: “Va beh, ero malato, non ho colpe.”
No, non è così. Cioè sono malato per scelta perché l’alcol non è venuto lì, non mi ha puntato una pistola e mi ha detto: “Bevimi”. L’ho fatto io di mia volontà.

Per cui la risposta alla domanda è: bisognerebbe farlo subito, accettare subito di essere malati. Sarebbe tutto più facile: perché si capirebbe di aver bisogno di aiuto e di non riuscire a controllarsi dal bere e nel bere.

Cosa deve fare un famigliare, un amico o un conoscente per supportare un alcolista?

Maria R.

Secondo me, iniziare a venire a una riunione dei Gruppi Al-Anon.

alcolismo doloreVi porto la mia esperienza per farvi capire cosa intendo. Come ho detto, io ero arrabbiatissima. Parlavo di cosa stesse avvenendo nella mia famiglia con i miei fratelli, con mia sorella, con gli amici, ma nessuno riusciva a comprendermi, perché non era il loro problema.

Quando sono arrivata ad Al-Anon, ho sentito immediatamente che i membri del gruppo mi comprendevano. Sapevano sulla loro pelle cosa stessi passando.

Poi attraverso il programma, i Dodici passi, la letteratura specifica, le telefonate è iniziato il cambiamento. E mi sono sentita sostenuta. Andavo agli incontri, anche se il luogo della riunione era distante da casa, anche se era pesante perché lavoravo a tempo pieno e avevo 2 figlie da accudire, da sola.

E oggi posso solo consigliare a un famigliare di avvicinarsi al gruppo, di iniziare ad andare agli incontri, anche se può richiedere impegno e sforzo. Ma il sacrifico vale la pena perché, in questo modo, si salva la famiglia.

 

Le loro testimonianze, un dono prezioso

In conclusione, dopo queste testimonianze così toccanti, dopo aver sentito quanto la dipendenza da alcol sia destabilizzante e pericolosa per l’alcolista e la sua famiglia, ringraziamo nuovamente Carmelo, Elena, Franco, Maria per aver condiviso con noi il loro dolore e le loro esperienze.

Li ringraziamo per averci indicato la possibilità di un cambiamento, per rappresentare per noi esempi di impegno e di perseveranza. Esempi da cui lasciarsi ispirare per le nostre sfide quotidiane.

Infatti, tutti noi sappiamo che, ogni giorno, molti di noi devono affrontare sfide molto grandi. E, come ci hanno insegnato, è bello quando si trova una mano amica, pronta ad accoglierti, ad aiutarti a sollevarti.

Loro, come abbiamo visto, hanno trovato nei gruppi di auto-mutuo-aiuto un sostengo per affrontare le difficoltà, un supporto per il loro impegno.

E oltre ad esser riusciti a combattere contro una malattia subdola come la dipendenza da alcol, hanno scoperto una nuova dimensione spirituale e un modo collettivo per sostenere se stessi e gli altri.

Il loro insegnamento è prezioso.

In particolare, lo è per noi che, come Associazione, cerchiamo di essere un punto di riferimento e un sostengo reale per chi vive il disagio di non aver una casa o un lavoro, o la sofferenza di una separazione. Insomma, per chi vede in noi l’opportunità per potersi lasciare il passato alle spalle e progettare una nuova vita.

È un insegnamento prezioso per noi che ci ispiriamo, nel nostro agire, all’apporto comunitario e alla condivisione di esperienze.

In più, i loro racconti sono preziosi perché ci mostrano che anche dalle situazioni più buie si può uscire, ci può essere un riscatto, ci può essere un cambiamento.

Vogliamo salutarti riprendendo le parole di Maria: “Ringrazio cosa mi è successo perché io, oggi, sono diversa, sono cambiata e sono grata.” Ed è quello che auguriamo possa accadere a tutti coloro che stanno affrontando una grossa sfida, una grande sofferenza. Uscirne trasformati, migliorati, pronti a sostenere chi si trova in difficoltà.

Insomma, il nostro augurio è di riuscire a trasformare il male in bene: è un augurio semplice, ma crediamo che sia il miglior augurio possibile.

Di seguito, ti indichiamo i contatti e i riferimenti dei Gruppi di Alcolisti Anonimi e dei Gruppi familiari Al-Anon.
Inoltre, ti segnaliamo che sul sito dei Gruppi di Alcolisti Anonimi vi è la possibilità di effettuare un Test di 30 domande per capire qual è il rapporto con l’alcol e comprendere se vi è un problema di abuso.

Alcolisti Anonimi Italia
Numero verde 800 411 406
Sito web www.alcolistanonimiitalia.it

Alcolisti Anonimi Area Piemonte
tel. 3346494274
e-mail aa.piemonte@hotmail.it

Gruppi Familiari Al-Anon
Numero verde 800 087 897
Sito web www.al-anon.it

 

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