Come si può affrontare la dipendenza da alcol? Ne abbiamo parlato con il Gruppo degli Alcolisti Anonimi. Infatti, Sabato 26 giugno in Cascina Solidale Marchesa abbiamo avuto il piacere di incontrare alcuni membri dei Gruppi di Alcolisti Anonimi e dei Gruppi Familiari Al-Anon.
Franco, Carmelo e Maria hanno condiviso la loro esperienza e hanno voluto presentarci i loro Gruppi, le loro attività e come avvengono gli incontri.
Le loro parole, sempre misurate, avvolgenti e rispettose, ci hanno scaldato il cuore perché hanno portato la loro sofferenza, il loro disagio, ma anche la gioia che hanno nel raccontare il percorso che li ha allontanati dall’alcol e mantenuti nella sobrietà, o che li ha supportati nel vivere accanto a una persona con problemi di alcol.
Vogliamo lasciare spazio a loro perché le testimonianze, che generosamente ci hanno donato e la disarmante franchezza con cui si sono esposti, sono un messaggio di speranza e di riuscita, teso ad aiutare chi vive il dramma di una problematica legata all’alcol.
Prima di lasciarti al loro racconto, vogliamo ricordare che i Gruppi di Alcolisti Anonimi nascono nel 1935 per opera di Bill W. e del dottor Bob Smith. Come abbiamo già visto nel nostro precedente articolo, dallo scambio delle loro esperienze come alcolisti è maturato il Programma di recupero sviluppato nei Dodici Passi, Dodici Tradizioni e Dodici Concetti.
Sommario
La storia di Franco
Sono entrato nel Gruppo di Alcolisti Anonimi a un’età matura.
Oggi posso dire che avrei voluto iniziare a frequentare gli incontri molto prima, in modo da evitarmi anni di difficoltà.
Oggi vorrei, soprattutto, parlare degli incontri. Sono strutturati attorno a una riflessione a partire da citazioni o dalla lettura di libri e opuscoli che appartengono alla Letteratura del Gruppo degli Alcolisti Anonimi. A questa lettura seguono le nostre testimonianze e lo scambio di esperienze e opinioni.
Nessuno interviene mentre un altro membro del Gruppo sta condividendo il suo pensiero: siamo tutti protesi nell’ascolto.
Questo è un aspetto molto importante: all’interno del Gruppo, tutti possono parlare in libertà e ciò è ribadito dalla scelta di garantire e tutelare l’anonimato. Si può dire cosa si vuole sapendo che ciò di cui si parla rimarrà all’interno della stanza dove avviene l’incontro.
Nel Gruppo si è accolti nel proprio disagio, non si giudica e non ci si sente giudicati, proprio perché, se anche i percorsi di vita sono differenti, la problematica è la stessa.
L’incontro termina con la Preghiera della Serenità che sostiene i nostri incontri e ci è di supporto nel nostro Programma di recupero. Il recupero dalla problematica legata all’alcol è dato dalle testimonianze e dall’esperienza condivisa dai membri.
Penso che sia più facile smettere di bere che mantenere la sobrietà. Per mantenere la sobrietà serve un lavoro su me stesso, devo produrre un cambiamento di vita. Se io riesco a cambiare la mia vita, il mio stile di vita, allora riesco a stare lontano dall’alcol.
Smettere di bere e mantenere la sobrietà non è né semplice né veloce, ma si può fare con il supporto del Gruppo.
Per mantenere la sobrietà il Gruppo aiuta, ma bisogna stare attenti, vigilare su di sé, evitando di prestare il fianco all’occasione, alla possibilità di bere, perché il rischio è sempre in agguato, anche se sono anni che non si beve più. Infatti, succede anche che qualcuno ricada nel bere e, voglio sottolinearlo, può continuare tranquillamente a frequentare il Gruppo.
L’importante, come recita il Terzo Passo delle Dodici Tradizioni, è che vi sia il desiderio di smettere di bere, che tu venga agli incontri con la volontà di smettere.
La storia di Carmelo

Io ho passato anni ad avere problemi con l’alcol, ma oggi, grazie al Programma, posso dire che finalmente sto vivendo.
La preghiera della Serenità che recitiamo nei nostri incontri è, per me, molto potente. È una preghiera laica.
La forza del messaggio sta nell’accettare le cose che non posso cambiare, ma anche di trovare il coraggio di cambiare quello che posso.
I Dodici Passi sono suggerimenti per il recupero personale, le Dodici Tradizioni sono suggerimenti per il funzionamento dei Gruppi.
I Gruppi di Alcolisti Anonimi sono un’associazione dove uomini e donne mettono in comune le loro esperienze. Non siamo affiliati ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione: per questo il Gruppo vive dei contribuiti dei suoi membri.
L’impegno dei Gruppi è di aiutare i membri a rimanere sobri e portare il messaggio di speranza a chi soffre ancora per l’alcolismo.
Negli Alcolisti Anonimi non si guardano le differenze di classe sociale, di credo religioso, di etnia o di genere perché l’alcolismo è una malattia che non fa distinzioni: l’alcol rovina tutti.
Secondo me, la nostra malattia è per il 10% l’alcol e per il 90% è nella mia mente. Ho usato l’alcol come stampella per risolvere i miei problemi, magari diversi: per esempio, da giovane, il mio grande problema era la timidezza.
La mia prima forte sbronza è stata a 17 anni. Poi, da allora, succedeva di bere molto alle feste, ma dopo il bere è andato aumentando. Con il divorzio finivo per bere tutte le sere, ormai l’alcol faceva parte della mia vita e avevo l’illusione del controllo. Ma era solo un’illusione.
È bene capire che l’alcolismo è una malattia progressiva che va peggiorando con il tempo.
Poi con l’alcol sono aumentati i problemi: avevo debiti e una relazione negativa con la mia compagna e con i miei figli, sul lavoro ero a rischio perché avevo commesso degli sbagli a causa della mia dipendenza. Bevevo sempre perché la mancanza di alcol mi creava delle crisi di astinenza molto forti ed ero costretto a bere per evitare i tremori e i malesseri che l’astinenza porta con sé.
In quel periodo accaddero diversi episodi negativi, ma che oggi ringrazio siano accaduti, due in particolare.
Nel primo episodio, sbattei la testa violentemente contro uno specchio durante uno dei miei momenti di ebbrezza.
Caddi a terra e lo specchio rotolò accanto a me. Io vidi il mio volto e i miei occhi, due piccole fessure che si riflettevano in quello specchio. E qualcosa si mosse dentro di me: a terra insanguinato, iniziai a sentire che non ero padrone della mia vita, che quel controllo che credevo di avere sul bere era pura illusione e che le conseguenze del continuare in quel modo potevano essere solo più gravi e devastanti.
Il secondo episodio accadde qualche tempo dopo: ebbi un incidente frontale con l’auto. La persona con cui avevo avuto l’incidente guidava in stato di ebbrezza. Per fortuna non avemmo gravi conseguenze, ma anche questa era una situazione a specchio, come la chiamo io: avrei potuto trovarmi io in quella situazione, essere al suo posto, avere problemi legali e perdere il lavoro.
L’incontro con il Gruppo avvenne in quel periodo. Avevo ricevuto una severa sanzione sul lavoro perché avevo bevuto tanto e mi ero addormentato. Questa situazione mi spinse a fare qualcosa, mi mise con le spalle al muro, mi fece comprendere tutta la gravità del mio problema con l’alcol. L’alcol aveva ormai travolto la mia vita.
Mi resi conto che dovevo cercare aiuto perché da solo non ce l’avrei fatta.
Dal momento in cui ho incontrato il Gruppo, ho smesso di bere perché ho capito che negli incontri c’era qualcosa per me. Ho iniziato a impegnarmi seriamente nel Programma, ho accettato di essere malato, cosa che dentro di me rifiutavo.
Oggi, sono contento di quello che sono perché posso provare a fare una vita migliore. Ho riconquistato gli affetti: i miei familiari hanno avuto fiducia nel mio recupero. Il giorno del mio primo compleanno di sobrietà, io e mi figlia ci siamo rivisti: ci siamo abbracciati e ho pianto lacrime di gioia perché mi stava perdonando e di soddisfazione perché, grazie al percorso che sto facendo, ho ritrovato una vita degna di essere vissuta.
Ho, anche, salvato il mio lavoro e sono riuscito a ripagare i debiti. Tutto questo lo devo al Gruppo. Mi sono fidato e affidato a questo Potere Superiore che vi è negli incontri, nella condivisione con i Gruppi di Alcolisti Anonimi.
La storia di Maria

Al-Anon è composta da Gruppi familiari che si incontrano per aiutare e supportare familiari e amici di bevitori problematici.
Anche noi, come i Gruppi di Alcolisti anonimi, con cui operiamo in parallelo, non siamo affiliati a nessun gruppo, partito o credo religioso. Ci sosteniamo con contributi volontari.
Il nostro nome è stato preso dagli Alcolisti Anonimi e il primo gruppo nasce nel 1951 dalle mogli dei due fondatori di Alcolisti Anonimi, Bill e Bob. Infatti, le due donne hanno capito che, parlando insieme del problema, è possibile darsi supporto.
Oggi, nel mondo i Gruppi di Al-anon sono circa 25 mila e in Italia superano i 350. Esistono anche Gruppi per i bambini e ragazzi, gli AlAteen, proprio perché l’alcolismo è una malattia che coinvolge tutta la famiglia.
La forza del Programma sta nella condivisione di ciò che sto vivendo.
Gli incontri seguono uno schema: si inizia con la lettura di un enunciato dei Dodici passi, si prosegue con la lettura di uno scritto appartenente alla Letteratura approvata dalla nostra Conferenza dei Gruppi.
Seguono le testimonianze che riguardano il capire cosa l’alcol ha fatto nella nostra vita perché anche i familiari si ammalano.
Anche i familiari vivono la compulsione che, nel nostro caso, non è quella del bere, ma può essere per esempio il desiderio di controllare l’altro, il familiare che beve, controllare quanto l’altro beve.
Io sono prima figlia e poi moglie di bevitori problematici. Mi sentivo responsabile dell’altro, prima di mio padre e poi di mio marito, del loro bere. Entrando nel Gruppo ho sentito come se mi fosse stato tolto il mondo dalle spalle e ho capito quanto fossi condizionata, nella mia vita e nel mio agire, dalla malattia dei miei cari.
Il recupero nel Gruppo è nel riappropriarsi della propria vita e, nel mio caso, gli incontri mi riportano a un equilibrio, a vivere una vita sana, a uscire dalla dimensione di credere di sapere cosa va bene per l’altro. Prima, questa dimensione del controllo la riportavo anche nella mia vita, nelle mie relazioni, per esempio nel rapporto con mia figlia cercando di condizionarla nelle sue scelte.
Il Programma è spirituale, non religioso. Vi è la massima libertà lasciata all’individuo. Mi insegna l’umiltà di non bastarmi più, di chiedere aiuto al Gruppo e agli amici.
Nel mondo del familiare di un bevitore problematico c’è l’assenza, la paura e la vergogna.
L’assenza perché il familiare è assente nella quotidianità, essendo alle prese con il suo problema di alcol. Inoltre, è un po’ come se fossimo “orfani” perché è difficile che gli altri riconoscano il problema e lo capiscano pienamente. Si dice “ma non sei tu a bere, a essere alcolista.”
Altro aspetto fondamentale è non negare il problema, perché l’alcol è un problema che investe tutta la sfera dell’individuo e della famiglia: il lavoro, le relazioni, la salute. Una difficoltà sta anche nel fatto che sugli alcolisti esistono degli stereotipi e si dimentica che l’alcolista o il bevitore problematico non è per forza una persona riconoscibile e potrebbe essere benissimo qualcuno di cui non si ha alcun sospetto.
Purtroppo, ho riscontrato nella mia esperienza che la cosa più difficile è far capire al familiare di un bevitore problematico che ha bisogno di aiuto.
Ma questo è un aspetto importantissimo: se il familiare si avvicina al gruppo e frequenta gli incontri, si crea una sinergia di recupero che aiuta tutta la famiglia, in primis il membro che ha problemi con l’alcol.
La frequenza e l’inizio del programma portano dei cambiamenti nel modo di pensare che mutano la situazione.
Per esempio, se io comprendo che non posso controllare l’altro, come l’abitudine di mio marito a bere, inizia a stemperarsi l’ostilità che ho nei suoi confronti.
Attraverso il recupero, se mi concentro su di me, non innesco ostilità e conflittualità. Si manda il messaggio che io posso stare bene, così posso trasmettere all’altro che può stare bene e che, anche lui, può decidere per il recupero.
L’importante è capire che il cambiamento inizia da me, non dall’altro.
È difficile far capire che si va agli incontri per il proprio bene: sulla possibilità di far smettere il proprio partner (o figlio o padre) di bere si è impotenti, ma sul proprio recupero No, si può agire.
Per questo consiglio ai familiari di avvicinarsi ai Gruppi e cercarne il supporto, anche se il proprio familiare non sta intraprendendo un percorso di recupero dall’alcol.
Per me è importante creare Rete per farsi conoscere come Gruppi. Andiamo presso le scuole o collaboriamo con altre istituzioni. Fa bene parlarne perché mi identifica, mi aiuta ad affrontare il problema. Mi fa capire che io appartengo a questo mondo, a quello della problematica legata all’alcol. Fa comprendere la devastazione che c’è dietro a questa compulsione.
Nessun metodo vale come il racconto. Ha una pregnanza fortissima perché aiuta me e l’altro, chi ascolta, a identificarsi. Ascoltando il mio racconto, il familiare di un bevitore problematico può capire che determinati suoi atteggiamenti, determinati suoi gesti appartengono a una dimensione malata.
Le nostre domande
Dopo le loro testimonianze, abbiamo rivolto alcune domande a Franco e Carmelo, per cogliere dalla loro esperienza alcune indicazioni che possono essere utili per venire in contatto con i Gruppi o per capire quando l’alcol è un problema nella nostra vita.
Come si fa a entrare in uno dei Gruppi di Alcolisti anonimi?
Franco: Di solito si entra telefonando al referente del Gruppo. Si invita la persona che ha bisogno di aiuto a venire a un incontro per provare. All’inizio c’è un breve colloquio in cui si spiega come funziona il Gruppo.
Altre volte, invece, sono le strutture dei servizi sociali a cercarci. Si può avere un contatto anche telefonando a un referente non della Regione di appartenenza. Si cerca di esser disponibili 24 ore su 24 perché se un amico ha bisogno e tende la mano, ci devi essere.
Visto che il bere è sempre più diffuso tra i giovani e molti sono gli episodi di cronaca che ci riportano gravi episodi legati all’abuso di alcol, cosa consigliereste a un giovane che ha l’abitudine di bere durante i fine settimana, spesso in compagnia di amici?
Franco: Gli direi di fare attenzione. È vero che lo “sballo” è solo il fine settimana, ma il passo ad aumentare le dosi può essere breve. Io, ad esempio, bevevo poco durante la settimana, ma aumentavo il dosaggio il sabato e la domenica.
Può succedere di aumentare le dosi fino ad avere delle conseguenze spiacevoli, come gli incidenti stradali. Bisogna fare attenzione proprio perché l’alcol costa poco, è facilmente reperibile e finché si è giovani non ci si pensa, ma a lungo andare intacca il fisico.
Potresti arrivare al punto che ti rendi conto che devi fermarti e chiedere aiuto perché da solo non ce la fai. Non pensare solo all’oggi perché l’alcol può far fare delle cose che un domani te ne pentirai, bisogna stare attenti e aprire gli occhi. Purtroppo, è difficile far capire questo.
Carmelo: Mi è successo di parlare di questi argomenti con un ragazzo molto giovane, che beveva tanto nelle feste e nei weekend. Gli dissi di prendere in considerazione il fatto che se non fosse riuscito a immaginare una serata senza bere, avrebbe dovuto farsi qualche domanda.
Infatti, se l’alcol diventa necessario anche solo una volta, potrebbe voler dire che c’è un problema.
Gli consigliai di non bere una sera e osservare i suoi amici bere e poi di rincontrarci.
Ci incontrammo e mi disse che li aveva visti peggiorare. All’inizio, disse, si ragionava con loro, poi la situazione era peggiorata e non li aveva più sopportati.
Io credo che si sia fortunati se si riesce a capire fin da giovane se si ha un problema con l’alcol. Perché ti risparmi anni di inferno.
Purtroppo, vi è il rifiuto di riconoscersi come alcolista, anche per gli stereotipi che esistono sugli alcolisti: ma la maggior parte degli alcolisti è diversa da ciò che si pensa abitualmente.
Sul sito di Alcolisti Anonimi è possibile effettuare un test di 30 domande che aiuta a capire qual è il nostro rapporto con l’alcol e se vi è un problema con l’alcol.
Contatti dei Gruppi Alcolisti Anonimi e dei Gruppi Familiari Al-Anon
A conclusione delle loro testimonianze così intense e toccanti, abbiamo strappato una promessa che Franco, Carmelo e Maria hanno accolto con entusiasmo e disponibilità: quella di un futuro incontro di presentazione nei nostri locali.
Nel lasciarti, ti indichiamo i riferimenti dei Gruppi di Alcolisti Anonimi e dei Gruppi familiari Al-Anon dove potrai trovare informazioni e materiali utili:
Alcolisti Anonimi Italia
Numero verde 800 411 406
Sito web www.alcolistanonimiitalia.it
Alcolisti Anonimi Area Piemonte
tel. 3346494274
e-mail aa.piemonte@hotmail.it
Gruppi Familiari Al-Anon
Numero verde 800 087 897
Sito web www.al-anon.it
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